Il Quotidiano
Venerdì 16 giugno
2000 - pag. 39
Cultura
Società
Lo scrittore torna in calabria per presentare la nuova edizione del “Ballo
tondo”
Abate
e il rumore delle parole
Dopo
l’appuntamento di Catanzaro, oggi a Cosenza
Edvige Vitaliano
CATANZARO - Scrive di notte,
dalle 22 alle 2, dopo una lunga gestazione seguendo “la strada”
indicatagli, magari, da un’immagine. Scrive, per poi rivedere, “fino alla
nausea”, il lavoro finito. Lui, Carmine Abate, nato a Carfizzi, un paesino
albanese in provincia di Crotone, conosce il suono delle parole, il rumore
che fanno quando salgono a galla dal profondo di una memoria che è radice
storica, culturale ed etnica. Lo scrittore è stato il protagonista del
secondo appuntamento con “Autori Calabresi” proposto dalla Biblioteca
Comunale “Filippo De Nobili” insieme all’Assessorato alla Cultura del
Comune e oggi alle 18 sarà alla Biblioteca Nazionale di Cosenza. Presenti,
accanto all’autore la responsabile della Biblioteca, Maria Teresa Stranieri
e lo storico, Corrado Iannino, che ha presentato due opere di Abate: “Il
ballo tondo” e “La moto di Scanderbeg” ‘99, “Fazi” editore Roma.
Quest’ultimo ha sfiorato la cinquina al premio Campiello, è arrivato in
soli tre mesi alla seconda edizione, e si è aggiudicato il “Premio
Crotone”. Recensito dalla stampa nazionale come “la rivelazione
letteraria dell’anno”, il libro, acquistato dall’editore “Piper”,
è di prossima pubblicazione in Germania. “Il ballo tondo” romanzo
d’esordio di Abate, è dal 18 maggio scorso in libreria per la seconda
edizione, è stato pubblicato anche in Germania dal gruppo editoriale
“Piper Monaco”, in Albania e in Kosovo. Lo scrittore che appartiene
all’etnia degli arbereshe non si è sottratto alle nostre domande poco
prima dell’inizio dell’incontro.
D: “L’identità etnica-culturale da evidentemente un’impronta alla sua
scrittura in queste due opere imprimendo un certo ritmo narrativo sostenuto
dall’abile uso delle parole dal gioco che mescola la lingua italiana, ad
esempio, alla musicalità delle rapsodie musicali, o al germanese”.
R: “In questo senso, certamente si. Quello che determina il ritmo
narrativo, anche se la storia è scritta in italiano, è l’arberesh, i
canti della tradizione danno il ritmo al racconto, la musicalità determina
quindi la scelta delle parole. Ecco perché, tra l’altro, questa seconda
edizione de “Il Ballo tondo” non ha subito modifiche più di tanto: il
rischio era rompere il ritmo narrativo che comincia con quella rapsodia
iniziale e poi con le altre che via via inframmezzano il racconto”.
D: “Veniamo ai personaggi dei due libri, una cinquantina contando quelli
del primo e del secondo. Sono inventati o reali?
R: “Sono autobiografici nel senso che sono tanti pezzi di personaggi reali.
Ad ogni modo nessuno si è riconosciuto in alcun personaggio in
particolare”.
D: “Potrebbe trattarsi del tentativo di mettere insieme attraverso i
personaggi i pezzettini sparsi di un’identità ben precisa?”
R: “Può essere vero, anche se, personalmente dal punto di vista umano ho
superato la frammentazione e considero una ricchezza la multietnicità
linguistica e culturale. Sono contento di avere più radici”.
D: “Nel cercare di fare il ritratto di uno scrittore di oggi apprezzato e
conosciuto come lei, dobbiamo immaginarla scrivere al computer o con la
penna?”
R: “Il ballo tondo l’ho scritto tutto a mano, comunque uso anche il
computer anche perché sono molte le stesure prima di quella definitiva”.
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