Testata giornalistica dell'Università di Palermo
7 marzo 2002

Abate "Tra i due mari": 
perchè transfuga linguistico?

Lo scrittore calabrese ha presentato il suo libro alla Facoltà di Scienze della Formazione. 
Nel romanzo importanti sono i viaggi e la ricerca di identità

di Monica Diliberti


"Quando scrivo, non ho tesi da dimostrare. Racconto e basta, sono un raccoglitore di storie". Queste le parole di Carmine Abate che rappresentano al meglio la "filosofia narrativa" di questo scrittore calabrese. Ha presentato il suo ultimo romanzo, "Tra i due mari", nell'Aula Magna di Scienze della Formazione a Palermo su invito della preside, professoressa Patrizia Lendinara, e del professore Matteo Mandalà della cattedra di Lingua e letteratura albanese. I relatori del seminario "Carmine Abate, storia di un transfuga linguistico" sono stati Michele Cometa, direttore del Dipartimento di Arti e Comunicazioni e docente di Letteratura tedesca, e Francesco Altimari, pro-rettore dell'Università di Calabria e docente di Lingua e letteratura Albanese.Il professore Cometa, nella sua relazione, si è concentrato sulla struttura e sul significato del romanzo di Abate. Questo libro è qualcosa di più di un'esperienza di vita interculturale, uno dei temi preferiti dallo scrittore, ricollegabile con la sua vita. Abate, infatti, dopo essersi laureato a Bari, si è trasferito in Germania dove ha pubblicato i suoi primi libri. L'influenza della cultura tedesca si respira in tutto l'ultimo romanzo. Il testo può essere suddiviso in quattro distinte parti che ruotano attorno ad un unico tema, quello del viaggio. La storia infatti è costruita attorno alla migrazione del protagonisrta dalla Calabria alla Germania. Il gioco dell'"uscire di casa", per poi comunque ritornare, è costante in tutto il libro.Cometa ha poi sottolineato come "Tra i due mari" sia un libro sulla letteratura, su cosa possa essere la letteratura in questo inizio di secolo. Nel libro infatti sono facilmente riconoscibili i grandi temi e le figure del mondo letterario di tutti i tempi. In particolare, fortissima in Abate è l'influenza di Alexandre Dumas, soprattutto per quanto riguarda la letteratura odeporica, cioè di viaggio;Ma oltre le migrazioni, ciò che caratterizza "Tra i due mari" è il sentimentalismo. Il libro affronta i grandi sentimenti, ma senza fare degli smielati "iddilli campestri" perchè si tratta di un sentimentalismo eroico. "Vado orgoglioso del sentimentalismo dei miei testi - ha detto Abate - perchè vuol dire che la mia è una letteratura di potenza". I personaggi sono eroi a tutto tondo, ma non nel senso che compiono delle cose straordinarie, ma perchè sanno mescolare con sapienza azione e sentimento. Ad ogni modo i personaggi di Abate sono quotidiani, anche se nessuno di loro viene considerato secondario o "di contorno", pur nella semplicità delle situazioni. "Mi piace andare in fondo ai miei personaggi - ha continuato l'autore - anche col rischio di scadere nella retorica e nella nostalgia eccessiva". Elemento che in ogni caso non si ritrova nelle sue opere, soggette ad una costante revisione.L'intervento del professor Altimari invece si è concentrato sulla ricerca di identità all'interno dei libri di Abate, altro elemento ricorrente della sua poetica. Il viaggio non è semplicemente svago, ma è un percorso alla ricerca di sè, non tanto degli altri. Il protagonista non termina mai il suo viaggio perchè non trova la sua identità ed è costratto a ricominciare la ricerca.Altimari ha inoltre fatto delle considerazioni sull'origine albanese di Abate. Secondo lui, lo scrittore è forse l'esponente più importante della cultura arberesh di questo periodo. Anche se in quest'ultimo libro gli albanesi sono solo sullo sfondo, grazie alla sua opera narrativa complessiva la comunità arberesh ha trovato espressione e ha riscoperto una nuova identità. E nell'ascoltare queste parole di Altimari, ad Abate luccicavano gli occhi.