Il Corriere del Trentino
3 febbraio 2005

“Tra due mari”
Per Abate un nuovo Oscar

 


La fantasia del lettore prende di colpo le forme degli aggettivi e delle espressioni lessicali. Si mescola con le pene della Calabria e con le sue meraviglie. Segue le curve di un linguaggio essenziale e misurato, a un tempo agile e ricercato. Si rincorrono fra le pagine ricordi stropicciati e immagini ialine. Passaggi di tempo, storie inventate e romanzate, succedono e anticipano cronache di memoria autobiografica. I ricordi più affettivi fuoriescono dai profumi, dagli odori e dai colori. La Calabria di Carmine Abate è in sei capitoli e 196 pagine. “Tra due mari”, il suo ultimo lavoro, è edito da Mondadori nella collezione “Oscar”. Per la medesima collana aveva già pubblicato lo scorso anno “La festa del ritorno”. Abate è scrittore dal 1977. Autore di molte opere, premiato con vari e importanti riconoscimenti, tra cui il Premio selezione Campiello e l'Arge Alp, nasce in Calabria in provincia di Crotone nel 1954. Vive il sud, respira gli umori della sua terra e conosce l’emigrazione. Si trasferisce in Germania e oggi insegna a Trento.
”Tra due mari” narra di un sogno di un uomo e dell’impeto di realizzarlo. Giorgio Bellusci avverte per il Fondaco del Fico un sentimento umano di amore viscerale. Si tratta di una stazione di posta nei pressi di Roccalba, un paesino della Calabria incastrato fra il Mar Ionio e il Mar Tirreno. Bellusci desidera restituirle il fasto di un tempo, quando la locanda ospitava viandanti e viaggiatori ed era fra più le ammirate dei dintorni. Nella seconda metà dell’Ottocento, durante il suo viaggio in Italia, vi fece sosta Alexandre Dumas. L’autore del “Conte di Montecristo” si fermò alla locanda assieme a un cane e altri due uomini. “Non sapevo nulla del Fondaco del Fico – spiega Abate – fin quando un giorno, in Trentino, ho messo le mani su un articolo che ne parlava”.
Abate pensa così di tornare in Calabria diretto alla ricerca di quel luogo. “Ho ripercorso il viaggio di Dumas – continua – e non ho trovato alcun Fondaco del Fico”. Nel punto più stretto della Calabria, dove si possono vedere entrambi i mari, Abate sente ugualmente la presenza della locanda. Si confronta con le testimonianze e decide di riscriverne la storia. Ecco che nel racconto, preso continuamente sul discrimine fra storia e fantasia, irrompe sullo sfondo l’istanza autobiografica. Abate non lesina i ricordi della “sua” Calabria, dal gelso al bergamotto, dall’afa ai dramma sociali, dall'amicizia all'amore.

Alessandro de Bertolini