Mezzoeuro, 18.02.2006

Karmine Abate botoj njė libėr tė ri:
“Il mosaico del tempo grande”
č il nuovo libro di Carmine Abate
di Gianni Belluscio

  Carmine Abate, genio letterario arbėresh, in gennaio (prima presentazione a Parma il giorno 28) ci ha regalato il suo ultimo lavoro: Il mosaico del tempo grande. Il lettore arbėresh sostituendo automaticamente “tempo grande” con “Moti i madh” avrą subito chiaro il quadro entro il quale si muoverą tutta la storia, invece per il lettore che non conosce l’albanese e la storia dell’Albania-Arbėria, “tempo grande” potrebbe risultare un sintagma ‘opaco’ un po’ difficile da incasellare in qualche cornice semantica ma, allo stesso tempo, il lettore ‘italofono’ resterą sicuramente attratto da questo, forse anche voluto, ‘gioco linguistico’ del titolo.
Abate gią ne “La moto di Skanderbe aveva citato il “Moti i madh” a proposito del nome del personaggio principale:

"Era un soprannome di cui andava fiero, perché a quei tempi tutti sapevamo che uomo di valore era stato il vero Scanderbeg, quello del Moti i Madh, del Tempo Grande, i nostri vecchi ci raccontavano che era forte e 'sperto, che i turchi fino a quando viveva lui avevano tentato e ritentato, ma non c'era niente da fare, l'Arberia non erano riusciti ad occuparla, i nostri vecchi ci raccontavano queste storie e ce le cantavano, quando c'era una festa, cantavano Scanderbeg, che poi era stato lui a dire ai suoi: - Se io muoio e i turchi vi sconfiggono, andatevene in Italia."
Il “tempo grande” č dunque il tempo della resistenza degli albanesi contro l’invasore turco, quello stesso “tempo” rimasto saldamente cristallizzato nelle rapsodie. Essendo perņ labili i confini del tempo non č poi del tutto sbagliato estendere il “tempo grande” anche alla Rilindja del XIX secolo, cioč fino al Risorgimento del popolo albanese (conclusosi con l’Indipendenza dell’Albania nel 1912) e nel quale anche il nostro Girolamo De Rada ha occupato un posto rilevante.
Il mosaico di Carmine Abate č un paziente posizionarsi di tessere che, come in un puzzle, creano un istmo temporale che collega Hora (la cittą, il paese arbėresh) alla patria di origine lungo un percorso di cinque secoli, tra arte, storia e storie e con intarsi umoristici (come la curiosa sbornia del protagonista Michele) ed un interessante ‘giallo’ tutto arbėresh – sia ‘metallico’ che ‘poliziesco’ – che lascia il lettore con il fiato sospeso fino alle ultime pagine.