Favola
tra due mari" Carmine Abate è un narratore con tre patrie: appartiene alla minoranza albanese che vive in Calabria, da giovane è emigrato in Germania (il suo primo libro di racconti è in tedesco), ora scrive in italiano. Rispetto ai due romanzi precedenti, "Tra due mari" è meno ricco sul piano del linguaggio; tuttavia quello che si è perso in ricchezza lessicale e sintattica, l'autore lo ha restituito sul piano dell'intreccio narrativo. Il libro racconta la storia di un ragazzo calabrese nato ad Amburgo da una coppia italo-tedesca. Le sue radici sono solidamente piantate in un paese calabro collocato su una collina che guarda il mar Tirreno e il mar Ionio. Lì abita la famiglia materna. Abate ha scritto un libro di memorie, incentrate su un luogo del passato - la locanda il Fondaco del Fico - e una fiaba, che ha per protagonista un ragazzo e un vecchio: Florian, giovane voce narrante del romanzo, e Giorgio Bellusci, il nonno. Energico, testardo, cocciuto, vitale, Bellusci vuole ricostruire l'antica locanda, sogno di un'intera vita. In "Tra due mari", opera dominata da forti figure maschili, è assente la generazione dei padri. Giorgio Bellusci ha affrontato e ucciso da solo il malavitoso che gli chiedeva il pizzo per la locanda da ricostruire, e quando esce dal carcere salta una generazione. Come in una fiaba, trova il proprio aiutante magico nel nipote. L'altro riferimento di Florian è il nonno paterno, anche lui altrettanto favoloso. Di mestiere fa il fotografo, ed è legato a Bellusci; è stato infatti lui, durante il suo primo viaggio in Italia, a determinarne il destino amoroso. Pur essendo un romanzo realista, l'opera di Abate rinvia alle atmosfere magiche di "Cent'anni di solitudine". I due mari a cui allude il titolo non sono solo quelli che bagnano la Calabria, ma anche il solare Mediterraneo e il freddo mare del Nord, poli spaziali entro cui si distende l'intera vicenda. Il tono fiabesco è reso evidente sia dal modo in cui Abate racconta (usa le risorse del riassunto, riduce al minimo i dialoghi, ricorre ad altre voci narranti) sia dall'uso dei tempi verbali che collocano la storia in un'atmosfera favolosa. Il risultato è un libro piacevole, che possiede la leggerezza e la rapidità di una fiaba. Abate ha una mano felice; narra attraverso rapide immagini che attingono per ritmo e intensità emotiva all'universo della poesia; gli preme soprattutto una cosa: riprodurre l'incanto odoroso e tattile dei ricordi. E in questo riesce bene. |