Il Tirreno
30 giugno 2002

Vince "Tra due mari"
47 preferenze per il romanzo di Abate
9 voti di scarto per Nico Orengo
Più distante la Grasso ferma a 19
La Società dei lettori ha premiato anche Giorgio Morpurgo per la saggistica

di Antonella Capitanio


LUCCA. Un romanzo che è un omaggio al piacere del narrare, un autore che ha il gusto della parola anche nella comunicazione quotidiana: e dunque Carmine Abate col suo libro "Tra due mari", edito da Mondadori, non poteva non trionfare in un premio assegnato direttamente da lettori.Così la festa della Società lucchese dei lettori, svoltasi venerdì sera negli splendidi ambienti della Villa Rossi a Gattaiola, ha avuto una felice conclusione dopo la suspence per il mancato arrivo di Nico Orengo, che con Silvana Grasso completava la terna dei finalisti. Consegnato il premio a Giorgio Morpurgo, vincitore per la sezione saggistica con "L'inizio della fine. Evoluzione culturale ed evoluzione biologica", il presidente Ugo Frezza ha voluto infatti correttamente attendere notizie dallo scrittore, che si sapeva in viaggio per raggiungere Lucca, e così lo scrutinio dei voti è avvenuto perciò solo poco prima delle 23.Sin dall'inizio dello spoglio le preferenze per Abate si delineavano in netta maggioranza, e alla fine l'estroverso autore calabrese ha prevalso con quarantasette voti, mentre Orengo e la Grasso si fermavano rispettivamente a trentotto e diciannove.Vincente insomma questa storia di famiglia che si intreccia con la storia sociale e con la storia della letteratura attraverso due secoli: il sogno di rimettere in piedi una locanda dove si era fermato Alexandre Dumas, in un paesino della Calabria abbarbicato tra Mar Jonio e Mar Tirreno, l'amicizia con un fotografo tedesco arrivato in cerca di luce e colori per le sue immagini, l'unione tra questi due mondi opposti attraverso l'amore e la nascita di un figlio che diventa il narratore della storia.Un ottimismo della volontà vitale che fa da contraltare al pessimismo della ragione del volume vincitore per la saggistica, in cui Giorgio Morpurgo dimostra come "la creatura che la spunta sul suo ambiente uccide se stessa", contro la logica del profitto che ha distrutto i presupposti per un'evoluzione biologica dell'uomo integrata nell'ambiente e, in nome dell'evoluzione sociale e culturale, ha condotto l'umanità in una situazione contraddittoria difficilmente risolvibile.