Il Mattino
6 Ottobre 2002

Premio Domenico Rea, il trionfo di Carmine Abate

di
Gian Paolo Porreca


Il premio «Domenico Rea-Isola d’Ischia», ideato ed organizzato da Davide D’Ambra con il patrocinio del Comune e della Regione Campania, ha salutato ieri sera, nella cornice del Jolly Hotel, i vincitori della sua ottava edizione. Primo, nella sezione saggistica, è risultato il bolognese Loris Marcucci, con Dieci anni che hanno sconvolto la Russia, edito da Il Mulino; mentre nella sezione narrativa Carmine Abate, autore di Tra due mari (Mondadori), ha superato con 60 voti il superfavorito Luciano De Crescenzo, con Storia della filosofia medioevale (Mondadori, 13 voti), per volontà della giuria popolare - lettori «dilettanti» dell’isola, posti alla lettura in estate - e gli altri finalisti, prescelti a giugno dalla giuria tecnica, presieduta da Anna Martelli Casella e composta da Rosetta Fidora Ruiz, Giancarlo Menichelli, Nunzia Sena e Pino Simonetti.
De Crescenzo, ancora una volta, non è risultato... profeta in patria, ma ha confermato la sua seduttiva affabulazione («cosa volete, io ho sempre sostenuto sin dai tempi in cui ero ingegnere all’Ibm, e si discuteva delle sedi ottimali per una convention di lavoro, che Ischia è uno dei posti più belli del mondo, ed immaginate poi stasera...»). Distanziato dal vincitore Abate, calabrese della costa Ionica al suo ottavo libro, anche Roberto Pazzi, secondo con 17 voti (L’erede, edito da Frassinelli) e Piero Gaffuri (5 voti al suo Il Corsaro, Marsilio), entrambi assenti. Marcucci e Abate, un tandem di pregio, a dar altro fiato, se necessario, ad un albo d’oro che presenta, tra saggisti e narratori in ordine vario, Luciano Violante e Giacomo Battiato, Gherardo Colombo e Luciana Viviani, Giampaolo Rugarli e Carlo Dessy, Romeo De Maio e Luciana Rollo Bancale...
L’impegno primario della promozione della cultura, caro a D’Ambra ed alla idealità del premio, era stato anticipato nella mattinata dalla donazione ufficiale alla Biblioteca Antoniana, presso la chiesa appena restaurata dei Frati Minori di Sant’Antonio, ad Ischia Ponte, di 300 volumi, dote delle passate edizioni del Premio e da un confronto fra alcuni autori ed un gruppo selezionato di studenti delle scuole superiori di Ischia. Davide D’Ambra, personaggio poliedrico e vulcanico, docente e giornalista che con Domenico Rea aveva condiviso entusiasmi e velleità letterarie nei primi anni ’50, registrava così in una prima serata di autunno la piena convalida di una iniziativa che coinvolge sulla pagina il pubblico della stazione di vacanza. «Fra due anni, nel gennaio 2004, saranno dieci anni dalla scomparsa di Mimì, e noi ci stiamo già preparando a migliorarci, sperando nell’attenzione già promessa delle istituzioni». E semmai, aggiungiamo, noi, proponendo un gemellaggio singolare con un altro premio letterario che è stato intitolato, in Toscana, a Rea, parliamo del «Città di Empoli-Domenico Rea», riservato al racconto inedito. L’edito e l’inedito a confronto, alla scoperta del nuovo ed alla ratifica del conosciuto, un premio bifronte ed eclettico, come sarebbe piaciuto di sicuro al rutilante scrittore partenopeo.