Il Mattino
1 maggio 2002

"TRA DUE MARI", IL NUOVO ROMANZO DI CARMINE ABATE

Quell'identità sospesa che si conquista nel passato

di Generoso Picone


Nella scena letteraria italiana, la figura di Carmine Abate ha un rilievo e un ruolo particolari. Pur non appartenendo alla schiera dei narratori meticci, l'immaginario di cui dispone è quello degli scrittori dalla doppia identità: tripla, addirittura, a volerne scorrere la biografia che rivela la nascita a Carfizzi, in Calabria e più precisamente nell'area abitata dalla comunità arbereshe, la giovane emigrazione in Germania e l'attuale residenza in Trentino. Ne fa fede, tra l'altro, la dedica del suo ultimo romanzo Tra due mari (Mondadori, pagg. 199, euro 14,60), a Meike, in tre lingue - italiano, tedesco e arbereshe - , giusto per segnalare fin dalla soglia testuale la complessità di un'appartenenza Di tanto, Carmine Abate ha fatto materia di racconto. E se con Il ballo tondo (1991) e ne La moto di Scanderbeg (1999) aveva narrato il suo mondo di albanese d'Italia, con Tra due mari si distanzia da quella scena senza però abbandonare la traccia della saga familiare: quasi a voler sancire la fine della sua formazione e a inaugurare, pur in coerenza, la maturità della sua pagina. Queste intenzioni trovano riscontro nella narrazione della storia del sogno di Giorgio Bellusci, il quale è quasi ossessionato dall'idea di costruire un albergo, "Il Fondaco del fico", sulle rovine della locanda del bisnonno dove un giorno del 1835 si fermò Alexandre Dumas. A raccontare è Florian, il nipote di Giorgio, calabro-tedesco perché frutto dell'unione tra la figlia di Bellusci con il figlio di un famoso fotografo arrivato dalla Germania in Calabria negli anni '50. Il progetto di Giorgio Bellusci incrocerà i tentacoli della 'ndrangheta, che chiederà il pizzo sull'albergo in costruzione: Giorgio si ribellerà e in maniera durissima, uccidendo l'esattore della cosca. Qualche tempo dopo, ultimata la struttura, la malavita si vendicherà e a morire sarà non solo Giorgio ma pure il suo amico fotografo, che lo aveva aiutato economicamente nell'avventura. Toccherà a Florian riprendere il filo del sogno, difendendo "Il Fondaco" che rimane il luogo della propria identità rifondata, riconquistata, difesa. Deciderà di vivere tra Amburgo e la Calabria: "Ne ho bisogno per non perdere pezzi miei di passato e forse di futuro. Vivendo in due posti diversi tra loro come il sole e la luna, mi illudo di vivere due volte". L'esito dell'impresa rende l'intensità della fatica, puntellata da episodi di pura e leggera poesia, di esposizione tenera di sentimenti dalla passione autentica. Come la pagina di Carmine Abate.