"TRA DUE MARI", IL NUOVO ROMANZO DI CARMINE ABATE Quell'identità
sospesa che si conquista nel passato Nella scena letteraria italiana, la figura di Carmine Abate ha un rilievo e un ruolo particolari. Pur non appartenendo alla schiera dei narratori meticci, l'immaginario di cui dispone è quello degli scrittori dalla doppia identità: tripla, addirittura, a volerne scorrere la biografia che rivela la nascita a Carfizzi, in Calabria e più precisamente nell'area abitata dalla comunità arbereshe, la giovane emigrazione in Germania e l'attuale residenza in Trentino. Ne fa fede, tra l'altro, la dedica del suo ultimo romanzo Tra due mari (Mondadori, pagg. 199, euro 14,60), a Meike, in tre lingue - italiano, tedesco e arbereshe - , giusto per segnalare fin dalla soglia testuale la complessità di un'appartenenza Di tanto, Carmine Abate ha fatto materia di racconto. E se con Il ballo tondo (1991) e ne La moto di Scanderbeg (1999) aveva narrato il suo mondo di albanese d'Italia, con Tra due mari si distanzia da quella scena senza però abbandonare la traccia della saga familiare: quasi a voler sancire la fine della sua formazione e a inaugurare, pur in coerenza, la maturità della sua pagina. Queste intenzioni trovano riscontro nella narrazione della storia del sogno di Giorgio Bellusci, il quale è quasi ossessionato dall'idea di costruire un albergo, "Il Fondaco del fico", sulle rovine della locanda del bisnonno dove un giorno del 1835 si fermò Alexandre Dumas. A raccontare è Florian, il nipote di Giorgio, calabro-tedesco perché frutto dell'unione tra la figlia di Bellusci con il figlio di un famoso fotografo arrivato dalla Germania in Calabria negli anni '50. Il progetto di Giorgio Bellusci incrocerà i tentacoli della 'ndrangheta, che chiederà il pizzo sull'albergo in costruzione: Giorgio si ribellerà e in maniera durissima, uccidendo l'esattore della cosca. Qualche tempo dopo, ultimata la struttura, la malavita si vendicherà e a morire sarà non solo Giorgio ma pure il suo amico fotografo, che lo aveva aiutato economicamente nell'avventura. Toccherà a Florian riprendere il filo del sogno, difendendo "Il Fondaco" che rimane il luogo della propria identità rifondata, riconquistata, difesa. Deciderà di vivere tra Amburgo e la Calabria: "Ne ho bisogno per non perdere pezzi miei di passato e forse di futuro. Vivendo in due posti diversi tra loro come il sole e la luna, mi illudo di vivere due volte". L'esito dell'impresa rende l'intensità della fatica, puntellata da episodi di pura e leggera poesia, di esposizione tenera di sentimenti dalla passione autentica. Come la pagina di Carmine Abate. |