Il Giornale di
Brescia
1 Giugno 2002
Tra due mari
di Mara Pace
Il "Fondaco del Fico", dove
soggiornarono scrittori ed artisti, è un'antica locanda meridionale, che ha
lasciato profonde tracce nella memoria, ma nessun segno tangibile della
propria esistenza. Carmine Abate, narratore e poeta di origini calabresi, ha
cercato di ricostruirne il passato, attraverso documenti e testi dell'epoca:
ha trovato soltanto testimonianze letterarie, senza mai poter scoprire la
sorte dell'albergo, che ospitò Cicerone e Alexandre Dumas, padre dei Tre
moschettieri. Posto di fronte alle pagine bianche della Storia, Carmine Abate
ha deciso di scrivere un romanzo, colmando gli spazi vuoti con l'invenzione
letteraria e i ricordi della propria terra.
"Tra due mari", da poco presentato in provincia di Brescia, è il
racconto di un sogno, l'ossessione di un uomo che ha un solo obiettivo nella
vita: ricostruire il "Fondaco del Fico". Nessuno potrà distrarre
Giorgio Bellusci da questo progetto, neppure le minacce della criminalità
organizzata, le bombe, il carcere e l'iniziale scetticismo di amici e
parenti. Tra loro c'è anche il giovane nipote Florian, voce narrante del
romanzo, futuro erede del "Fondaco del Fico" e di uno scrigno in
legno, dove sono conservati il manoscritto di Dumas e un disegno del
paesaggista Jadin.
Il passato del nonno si ricompone nella mente del ragazzo, attraverso il
racconto della madre Rosanna, che si è trasferita ad Amburgo per amore, ma
che ogni estate torna a Roccalba con il marito Klaus e i figli. L'avventura
di Giorgio Bellusci si intreccia con la storia ottocentesca del brigantaggio
e dei viaggi letterari; con il cambiamento di Florian, adolescente che scopre
l'amore e il valore degli ideali; e con il ritratto di un piccolo paese
"appoggiato come un ferro di cavallo su una collina tra due mari",
dove c'è caldo, polvere, gente che parla ad alta voce, "colline
d'olivastri e fichi d'India, pecore e pecorai", melanzane ripiene e
ravioli di ricotta all'anice della Sila. Le istituzioni appaiono assenti
nella terra calabrese, e si presentano soltanto quando arriva la televisione,
per la mostra fotografica di Hans Heumann, vecchio amico di Giorgio Bellusci
e padre di Klaus. Nel paese domina invece l'afa maligna, presentata in mille
variazioni come un antico ritornello, che opprime e disturba Florian, insieme
alle "mosche perniciose", alle cicale insistenti e al
chiacchericcio degli abitanti. Questa sensazione di fastidio si attenua nel
corso del romanzo, lasciando spazio all'amore per l'antica locanda e alla
condivisione del sogno inseguito dal nonno, che corre a occhi chiusi contro
il destino, come quando da bambino sgattaiolava lungo i vicoli del paese.
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