Carmine Abate vince il Premio internazionale di narrativa
"Feudo di Maida"

MAIDA - "Un contributo per un'altra Calabria, per una cultura non mercantilistica dell'uomo". Così Luigi Lombardi Satriani, presidente della giuria del premio "Feudo di Maida"(Catanzaro) ha definito l'appuntamento che sabato scorso ha reso noti i verdetti definitivi delle varie sezioni.
La narrativa ha premiato l'autore arberesh Carmine Abate, con " Tra due mari" (Mondadori), che ha superato il famoso scrittore Carlo Castellaneta con "Casta diva" (Mondadori) e Asne Seierstad, autrice norvegese, con il best-seller "Il libraio di Kabul" (Sonzogno). Un libro doppio, quello di Abate, come lo sguardo degli emigrati che riescono a parlare due lingue e forse ad avere due sensibilità. Abate sembra ritrovare in questa narrazione il " Fondaco del fico" tra Curinga e Maida. Emerge una Calabria inedita, multiculturale, terra di contatto e di incontro, di cui però non si nascondono i problemi, primo tra tutti quello della 'ndrangheta. E' un romanzo tra storia e leggenda mescolato con la cruda realtà nei quartieri di Amburgo e la Calabria. Nella motivazione la giuria ha sottolineato la sapienza della costruzione e la grande capacità affabulatoria di Carmine Abate, che anche in questo libro riesce a inchiodare il lettore fino all'ultima pagina. "Tra due mari" è un romanzo appassionato, ricco di storie avvincenti, di odori, di sapori, ricco della vita, dei suoi silenzi e delle sue urla.
Non a caso il libro è giunto alla terza edizione e ha vinto ben sette Premi letterari nazionali, un vero e proprio record.
Quest'anno il premio Feudo di Maida alla carriera giornalistica è andato a Franco Papitto, corrispondente da Bruxelles di Repubblica. A Ferdinando Cordova, con "Il fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie"(Rubbettino), è andato il primo posto per la saggistica. Invece il primo posto per la sezione culture mediterranee è stato diviso tra Magdi Allam, neo vice-direttore del Corriere della Sera, con "Saddam" (Mondadori), e Biancamaria Scarcia Amoretti, " Un altro medioevo" (Laterza).

Carmine Abate, Tra due mari (Mondadori), pp.200


Carmine Abate è il vincitore del Premio internazionale "Feudo di Maida" con la seguente motivazione:

Tra due mari è storia d'amore e di morte, di sogni e di sangue. I protagonisti appartengono alla famiglia Bellusci, e Giorgio, il capofamiglia, ha ereditato dal bisnonno il Fondaco del Fico che, quando era una locanda conosciuta e frequentata da ogni sorta di viaggiatori, aveva ospitato lo scrittore Dumas in viaggio con l'amico Jadin. L'anno del brevissimo soggiorno al Fondaco di Dumas era il 1835; lo scrittore aveva dimenticato lì il suo diario di viaggio che, così, era rimasto alla famiglia Bellusci. L'interessante impianto diegetico ruota attorno a questa vicenda. Nel 1865, in uno scontro tra briganti e soldati dell'esercito italiano, la locanda bruciò divenendo solo un luogo di memorie, "muro annerito sulla sua estremità appuntita….che si ergeva in mezzo a un'isola di rovi tamerici cardi fichi d'India che crescevano alla rinfusa e nascondevano altri blocchi di muratura". Attorno un mare di viti e di olivi tra due fiumare sassose. Il Giorgio Bellusci contemporaneo conosce la storia di Dumas, conserva gelosamente il suo diario di viaggio e sogna di ricostruire la locanda. Una data non troppo lontana da noi ci offre le coordinate temporali per la storia della famiglia Bellusci che vive a Roccalba: siamo nel 1950, Giorgio è giovane, è preso dai suoi sogni, è innamorato, pieno di energie; incontra un fotografo tedesco col quale gira la Calabria, e che lo ritrae, bellissimo selvaggio, con gli occhi pieni di sogni e desideri. La storia novecentesca della famiglia inizia da qui, con gli anni che passano, con Giorgio che si crea una famiglia, che ha una figlia che ha studiato lingue e che in Germania sposa il figlio del fotografo che il nonno aveva incontrato.
L'io narrante è Florian, il nipote di Bellusci: il ragazzo è cresciuto in Germania, ha altre abitudini, pare non amare Roccalba, ma, col trascorrere degli anni si appassiona all'idea del nonno di ricostruire il Fondaco del Fico, malgrado le intimidazioni che continua a subire...
L'io-narrante pare affascinato dal mare, anzi dai due mari, lo Ionio e il Tirreno, che lambiscono le terre che fanno da sfondo alla vicenda, che è raccontata con mano sapiente, e con un abile dosaggio di mito e realtà, che ci ricorda le pagine di Jovine o di Alvaro.La storia entra prepotentemente nel romanzo; quella ottocentesca con Garibaldi, l'Unità d'Italia, il brigantaggio, l'emigrazione nelle Meriche e quella novecentesca con la storia sociale del nostro tempo. L'abilità dello scrittore è evidente soprattutto nella creazione del personaggio del nipote che assomma due civiltà: la tradizione calabrese e la formazione propria di un giovane tedesco dei nostri giorni; e il personaggio di Florian appare, per certi versi, autobiografico.
Tra due mari è, dunque, un romanzo dove storia e leggenda, cruda realtà si mescolano per rispolverare memorie visive e olfattive; provocate non più da una madeleine proustiana ma dai sapori e dagli odori dei cibi calabresi che, ad Amburgo, ricordano Roccalba, le tradizioni e i legami familiari.

Rossana Caira