Jacoit 17.7.2004 La festa del ritorno Per la veritą, ho comprato questo libro soprattutto attratto dalla scritta "Premio Campiello Selezione Giuria dei Letterati" che campeggiava in bella vista sulla fascetta colore rosso vivo che lo avvolgeva. Solitamente sono parecchio scettico nei confronti di premi e di giurie letterarie. Cosi' ho cominciato a leggere con una certa svogliatezza e con una buona dose di pregiudizio. Invece questo libro mi ha piacevolmente sorpreso. L'ho divorato in poco meno di mezza giornata, e piu di una volta mi sono scoperto a ridere o a coprirmi di malinconia per le avventure dei protagonisti. La storia si svolge in uno dei tanti paesi "Arbereshe" che riempiono la nostra bella Calabria. Per quanti non lo sapessero si tratta di piccole comunitą stanziali e di lingua Italo Albanese. Vivono in Calabria praticamente da sempre ed hanno ormai mescolato le loro tradizioni e origini con quelle tipiche Calabresi. A tratti vi ho ritrovato dentro usi e costumi tipici della Calabria di venti anni fa e che tuttavia ancora oggi si trovano vivide nei paesi dell'entroterra Calabrese e che fanno da substrato anche alla vita di Cittą. L'autore dipinge la storia della Calabria, raccontandoci
la vita di una famiglia il cui padre, come tanti, viene costretto ad
emigrare e vive la disperazione della nostalgia e la voglia di tornare a
Casa. Una madre sempre intenta alla cucina, alle faccende domestiche, ci riporta gli aromi della tradizione locale. Sullo sfondo una varia umanitą, fatta di contadini, minatori, lavoro della terra, le chiacchiere al bar e le feste di paese. Il libro si conclude con il padre che suggerisce al figlio di "non partire" anche lui per cercare fortuna all'estero. Nella mia personale lettura l'ho interpretato come: Tutta questa foga che mettiamo nella costruzione del progresso vale il sacrificio del distacco dalla famiglia dagli affetti dalle piccole cose che si riassaporano ancora oggi in luoghi diversi da questa nostra "civiltą" cosi' "frenetica e consumistica"? |