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02/01/2016
La felicità dell’attesa
di Gabriele Ottaviani
Tutti noi viviamo
a un passo dal baratro, in attesa di fare i conti con le nostre
esistenze, finché arriva qualcuno dal passo felpato che ci spinge
nel vuoto.
Carmine Abate, La felicità dell’attesa, Mondadori. Il tempo è
estensione e durata, dice Bergson. Certi momenti paiono lunghissimi,
altri invece scivolano via senza che nemmeno ci si riesca ad
accorgere che sono passati, senza riuscire a goderseli, almeno per
un po’, a gustarli e ad assaporarli. È una questione di sensazioni,
di umori: non si può spiegare perché certi momenti ci si incastrano
nel cuore e nella memoria e non se ne vanno, è così e basta. E
spesso e volentieri l’attesa è associata a un senso ben preciso di
frustrazione: Abate, invece, dimostra che può essere anche un tempo
felice, un tempo lungo, una pausa in cui ci si dedica alle cose
importanti. Il giardino segreto del cuore, lo spazio per gli
affetti: è una saga familiare magnifica, importante, soprattutto in
questo momento della nostra storia. Perché parla di quando i
migranti eravamo noi, quando erano le nostre speranze a essere
riposte in un viaggio e in una valigia di materiale tutt’altro che
resistente. La personale ricerca della felicità dei componenti di
una famiglia che partono dal meridione d’Italia, parlando una lingua
tutta sua, che è quella dell’istinto, dell’anima, delle radici, e
arrivano, ognuno a suo modo, a scoprire il mondo. Intenso e
profondo. |