Libri e
cultura -
11/11/2015
La
felicità dell'attesa
di Eleonora Cocola
Quella fra la
famiglia Leto e l’America è una storia che comincia all’inizio del
Novecento: il primo a lasciare il paesino della Calabria arbëresh
per la grande “Merica” è Carmine Leto, che a Hora porterà con sè la
cosa più bella che ha trovato oltreoceano, la moglie Shirley. Anche
il loro figlio Jon finirà per partire per il “mondo grande”: la
prima volta andrà a New York per vendicare la morte del padre, la
seconda per amore di una donna chiamata Norma Jeane, la terza per
lavoro; tre satelliti, il padre Carmine, Norma e il ristorante
Family Tavern, intorno a cui ruota la vita di Jon Leto, ricostruita
oggi dal figlio Carminuzzo. Ma il vero centro è l’amore per la
ragazza dal neo magnetico, quella Norma destinata a passare alla
storia come Marilyn Monroe.
Quello tra l’aitante calabrese e la futura attrice non è un amore
platonico come fu quello di tanti fan, ma una vera relazione
totalizzante e passionale, un fuoco che la moglie calabrese di Jon,
i suoi figli e il suicidio di Norma/Marilyn non riusciranno mai a
spegnere. Da questo amore ha origine l’assenza di Jon dalla vita dei
figli: «Mio padre non è stato assente come tanti padri emigranti
solo perché era fisicamente lontano, suo malgrado, per motivi di
lavoro. È stato assente perché in tutta la sua vita ha cercato
invano di rielaborare il lutto per la morte del padre e del
fratello, continuando nel frattempo a sperare di rivedere Norma,
soffiando sulle braci vive del suo amore sotto la cenere, anche dopo
la nascita di noi figli, anche dopo la scomparsa di Norma, che per
lui non era morta veramente: a morire era stata Marilyn Monroe».
Sembra di vederli, i personaggi di questo romanzo: la bella e forte
Shirley, venuta a Hora dall’America con Carmine Leto; l’affascinante
Jon con lo charme e i baffi alla Clark Gable; il suo triste fratello
Leonardo e la sorella Franceschina che emigra in Australia; il
gagliardo campione di bowling Andy Varipapa e Norma Jeane,
bellissima e fragile: due personaggi storici che l'autore fa
incontrare con la vita della famiglia Leto per segnarne il destino.
Poco per volta, Carmine Abate ci fa conoscere questi personaggi nel
profondo, fino a capire la tristezza e la testardaggine di Leonardo,
le emozioni che si celano dietro i silenzi di Jon, la solitudine di
sua moglie Annina e dei figli. Ci fa condividere i loro lutti, i
successi, gli amori; la voglia di partire ma anche quella di
tornare, la nostalgia per la terra natale, il fuoco della libertà e
quello dell’amore. Le loro vicende si dipanano tra le pagine del
libro con una lentezza che sa essere incalzante: a tal proposito la
leggera componente di giallo aiuta, ma non è determinante quanto il
crescere delle passioni, la bellezza dei personaggi e delle
atmosfere, la felicità dell’attesa.
Questo libro ha tutta la potenza che ebbe il sogno Americano sui
migranti (italiani e non), tutto il fascino che la grandezza della
metropoli poteva esercitare su chi arrivava da un paese sperduto del
sud Italia; è vivo del coraggio e della perseveranza di tutti coloro
che partendo dal nulla costruirono una vita migliore per sè e per i
propri figli, chi oltreoceano, chi in Germania, chi nel nord Italia.
La felicità dell’attesa vibra dei ritmi delle serenate in lingua
arbëresh cantate nelle notti d’estate, dei profumi “saporitosi”
delle pietanze calabresi, dei rumori delle metropoli americane; è un
libro che prende vita dal piacere della memoria e del racconto, e
che restituisce la vita e le emozioni da cui trae spunto
moltiplicate per mille. |