La Sicilia, 6/03/2012
 

 

Realismo lirico di Abate
di Guido Caserza

  «Gli spari erano sembrati l'inizio di un fuoco d'artificio in pieno giorno, un'eco secca e irreale, risucchiata dal mare». L'attacco del nuovo romanzo di Carmine Abate, "La collina del vento" (ed. Mondadori), ambientato nella nativa Calabria, si può leggere come un esempio significativo del suo stile, il realismo lirico.
Il via è un omicidio: mentre tre bambini, Arturo, Michele e Angelo sguazzano in un laghetto, lo sparo, risuonato sulla collina di Rossarco, attira la loro attenzione.
Ci troviamo nella Calabria degli anni Trenta; il celebre archeologo trentino Paolo Orsi sale sulla colina di Rossarco per cercare i resti della mitica città di Krimisa. Fucile alla mano, il patriarca della famiglia Arcuri, intima agli uomini della spedizione di lasciare la collina.
Il figlioletto Michelangelo diventerà, con il fratello Rino, il custode dei segreti della collina. Attraverso la loro voce si snoda la saga di una famiglia, dalla connivenza fascismo-latifondismo del crotonese all'occupazione delle terre, per arrivare all'ultimo degli Arcuri, che lascia i luoghi nativi. Un romanzo della memoria che trasforma la storia in epica, intriso di quella profonda vocazione civile tipica di Abate che tanto piaceva a Vincenzo Consolo.