Lunarionuovo, novembre 2008
Gli anni veloci
di Giuseppe Amoroso
Il fiato tiepido delle onde del mare alla luce del
mattino e la nuvola gialla sgargiante sulle ciminiere della zona
industriale: Crotone nobile a antica si distende pigra tra queste due sponde
di libera festività naturale e di cupa manomissione dell’uomo. Qui, il
quattordicenne Nicola si innamora della coetanea Anna che d’improvviso
sboccia nella sua bellezza e dietro la «maschera del broncio» pare
nascondere dolcezza e dolore. La timidezza di lui e la riservatezza di lei
aprono una vicenda di amore e separazione vissuta nella fragilità di anni
che «volano via in fretta», tra i sogni di Nicola di divenire un grande
centometrista e le fantasticherie mitizzanti di Anna che invia lettere a
Lucio Battisti, le cui canzoni sono le «colonne sonore» della sua vita.
Paesaggi di sole e di vento e di piogge di primavera, e silenzi fatti di
«mare all’alba», volti anonimi scolpiti nella cruda realtà quotidiana e
altri alonati, come quello del «cantatore» Rino Gaetano, sfilano nel nuovo
romanzo di Carmine Abate Gli anni veloci (Mondadori, pp. 243, euro 16), dove
il ritmo degli episodi, scanditi tra passato e presente, si distende
nell’onda lunga di uno sviluppo costruito dalle associazioni dei pensieri,
scavi psicologici, irrefrenabili variazioni musicali (la prosa listata,
anche di testi poetici, aggira gli ostacoli più terreni assorbendo un
ventaglio di echi e diramando le didascalie in un arpeggio). Una prosa
nutrita degli umori della terra calabra e capace di fotografare un balenio
di paesaggio o un vasto panorama adagiato nelle magiche anse della Storia,
apparecchia registi diversi con i quali penetra nel senso più recondito dei
«rumori del mondo», oppure raccoglie attimi sospesi fra «l’ultimo chiarore
della sera e il primo buio».
Abate sembra talora ridurre l’arcata ampia delle scene al fine di far
sbalzare in tutta la sua evidenza una figura, la gamma dei comportamenti,
l’inflessione di un sentimento, mentre i dialoghi (e il rimbalzo rapido del
«brusio misterioso di un evento» al centro dei ricordi) non si animano di
tematiche concettuali, bensì accrescono i territori di quelle vicende nelle
quali i due protagonisti consumano le loro storie fino alla rivelazione
conclusiva di un segreto che lo scorrere degli anni «veloci» ha portato,
dopo tanto tempo, al «momento della verità».
Terminati le «corse all’indietro», il traguardo per Nicola e il futuro con
Anna. Nel mettere al contatto le attese e le tensioni delle assenze, gli
affetti familiari e le amicizie, i dubbi e le emozioni e gli urti della
realtà «assurda», l’autore lavora intensamente sulla parola dalla quale
spreme qualcosa di inedito, un significato sfuggente, un’esca in grado di
far brillare nuovi riverberi. La scrittura così separa il minimo particolare
dall’usale forziere del contesto: un bagliore si sprigiona da un «timbro
postale come da un minuscolo sole perfettamente tondo»; una lettera
«svolazza come un uccello in una gabbia di legno troppo stretta»; il mare
fiorisce di «piccole onde increspate come rose bianche».
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