L'indice, dicembre 2009
Gli anni veloci Per Carmine Abate era molto difficile andare oltre
quello che può essere considerato il capolavoro della sua prima maturità, Il
mosaico del tempo grande, conclusione in levare della trilogia arbresch. Lo
fa con Gli anni veloci, una sorta di inno alla vita intessuto di quelle che
sono le costanti della sua poetica, la memoria e la giovinezza: la scommessa
sembra vinta. È la storia di un amour fou, à la Truffaut: Nicola e Anna,
giovani calabresi, si conoscono quando lei per studiare va a pensione in
casa di lui, a Crotone; i due si innamorano, finché, crescendo, le loro
strade si dividono dolorosamente ("né con te né senza di te"). Incontriamo
Nicola nel 1998, circa venti anni dopo, quando muore Lucio Battisti (e nello
stesso giorno, il 9 settembre, esce questo libro). Da qui comincia la
storia: Nicola, ossessionato dall'amore per Anna che ha fatto perdere le sue
tracce al Nord, andrà in cerca di lei fino a ritrovarla (non sveliamo con
quali esiti). La quête passionale prende forma in una complessa architettura
narrativa: il presente di un Nicola professore di ginnastica in cerca della
sua amata, ora paroliera di successo, si alterna al passato, dove si narra
la nascita dell'amore tra i giovani, il loro formarsi, crescere,
differenziarsi. Come in ogni opera dalla sapiente costruzione e dal sapore
autentico, forma del racconto e vicenda narrata si rifrangono una
sull'altra: il progressivo precipitare del passato verso il presente è,
insieme, la fretta di crescere e arrivare dei due protagonisti
all'appuntamento con la vita adulta, e l'ansia con cui, grazie allo stile
pastoso, trasparente e fluido di Abate, corriamo sull'onda delle pagine per
conoscere la fine di questa appassionante storia d'amore. |